La scrittura torna a essere disegno
Gabriela Hess, artista e progettista visiva, è figura liminale e necessaria, capace di abitare i territori fluidi della comunicazione, del gesto estetico, del progetto come atto politico e poetico. Non rappresenta, non imita, non media: Gabriela è presenza. Una presenza composta, densa, che agisce in punta di piedi ma lascia orme profonde. Si muove tra i linguaggi come chi sa che nessuno basta, e che solo l’intreccio può dire l’essenziale.
Il suo tratto distintivo – e insieme la sua forza – è una silenziosa generatività: non impone, ma dischiude. In lei la scrittura torna a essere disegno, la grafica si fa pensiero visivo, la forma diventa relazione. Gabriela non decora, ma traduce. Quando si tratta di restituire complessità a un’idea, di incarnare un progetto in una forma che ne custodisca la verità e ne moltiplichi il senso, è lei che si interpella. Perché sa vedere, ma soprattutto sa ascoltare. E da quell’ascolto nasce una lingua terza, che non è compromesso ma esito – fragile e potente – di un processo profondo.
Gabriela è anche, e forse soprattutto, una professionista. Non come categoria chiusa, ma come condizione di apertura. Si adatta senza adattarsi, interpreta senza semplificare. Le sue radici sono mobili: si nutrono della differenza, ne fanno linfa. In ogni contesto riconosce l’umano prima del codice, la possibilità prima della regola.
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