Alimenti urbani e derive temporali
Raffaella Ferloni si nutre delle immagini di massa trasposte, di tele riciclate e rielaborate (per esempio del suo periodo berlinese) dove il filo conduttore è un discorso che troviamo anche nella street art, un porsi in relazione con l’ambiente urbano, decorticato e quasi radiografato per diventare elemento di percorso sia mentale sia analitico. Raffaella presenta un palpabile flusso di immagini dal 2001 a oggi, Si parte dalla montagna e si finisce con le centrali nucleari, passando da ricreazioni di “stop frame” video su tela e altre autodefinite icone moderne prese liberamente da internet, da scene vissute o da riviste. Un paesaggio sospeso tra estensioni narrative, tra degrado ed elementi di disturbo.
La pittrice diventa il commentatore esterno e imparziale del quotidiano, e, come è stato scritto, la sua è l’elegia del nostro mondo trans/post-urbano, un mondo determinato dalla precarietà e dalle solitudini scarne della marginalità urbana.
Aymone Poletti
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