“Attenzione, pittura fresca”
Un cavalletto, una tela vuota, un paesaggio che non si vede. Sembra che io copi la natura, ma ciò che affiora è un volto: occhi spalancati, bocca aperta, lingua in fuori. Un gesto che richiama le antiche maschere apotropaiche, la Gorgone greca, i mascheroni etruschi, le grottesche gotiche, immagini poste a difesa, a rovescio, a monito.
Dipingere la natura, immersa nella natura stessa, diventa un rito sottile: come quelle maschere, anche il volto che appare sulla tela si fa soglia tra interno ed esterno, tra paesaggio e identità, tra apparenza e verità.
Indosso un completo da uomo. Il corpo si muove tra travestimento e verità, tra parodia e rivelazione. L’azione scivola tra ruoli imposti e istinti profondi. È un atto che interroga, che smaschera senza mai davvero togliere la maschera.
Forse non sto fingendo.
Forse la verità non è da svelare, ma da incarnare nel continuo oscillare tra il dentro e il fuori.
Valle di Muggio
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